Esterno del Liceo Cassarà

Carissimi amici miei,
sono un po’ in anticipo, ma non voglio rischiare di ritrovarmi con troppo poco tempo per scrivervi tutto ciò che vorrei, quindi perdonatemi il saltello in avanti. Non l’avrei mai detto, ma anche quest’anno sta volgendo al termine: il 2014 mi ha portato tante cose inaspettate, ha ribaltato quelle che pensavo essere le tappe certe della mia vita futura, mi ha aperto una finestra su mondi che non conoscevo. Tra tutti quelli che ho visto ed esplorato, però, lasciatemi dire che il più bello siete voi.

L’anno scorso, proprio in questo periodo, ricordo di aver vissuto un periodo di grande turbamento: ero in vacanza dalla scuola, sì, ma il mio pensiero tornava di continuo alla situazione che mi avrebbe atteso a gennaio, a quei convulsi tentativi che io e coloro che mi stavano accanto al Cassarà facevamo per liberarci dalle sabbie mobili dell’indifferenza, della rassegnazione, della rabbia. Non riuscivamo a tirarci su, perché oltre l’ostacolo che ci opponeva il pantano in cui eravamo incagliati, molti avrebbero voluto vedere i nostri sogni soffocare, le nostre speranze spegnersi, malgrado ciò avrebbe danneggiato loro come noi (forse anche di più). La vita, però, è strana e meravigliosa, e quando meno te l’aspetti, manda i rinforzi, per dimostrarti che anche stavolta ti sei sbagliato: a tenderci la mano che ci ha strattonati fuori dalla palude, sono arrivati degli abitanti di una lontana città, con le loro vesti trapuntate di stelle, con i loro sorrisi illuminati da concretezza e sincerità.

Sapete tutti che mi riferisco a Paolo Bianchini e Paola Rota, in arte “i Paoli”, e non c’è bisogno che vi descriva quanto siano buoni, determinati, colti, immensamente generosi: chiunque abbia la fortuna di parlare con loro anche solo per un attimo, capisce bene a quale sensazione mi riferisco quando dico che la loro presenza ti fa sentire come nel giorno in cui, dopo tanta pioggia e freddo, spunta un timido sole e un piccolo germoglio fa capolinea sugli alberi spogli. Ebbene, il loro intervento, la loro umanità, la loro capacità di fronteggiare qualsiasi problema e d’infondere a tutti quanti il coraggio per continuare a lottare mi ha cambiata: è ironico che proprio io, che durante le assemblee raccontavo ai miei compagni stupiti (anche un po’ miscredenti, su) ciò che si stava progettando, proprio io sono rimasta incredula di fronte a tutto quello che è successo, dalla grande “macchina” messa in moto da S.O.S. Scuola.

Continuavo a ricevere telefonate da gente propositiva, di quella che sembra che a Palermo si rintani spaventata in piccoli gruppetti sparsi e mai comunicanti: grazie alla guida dei Paoli, invece, siamo riusciti a incontrarci, tutti noi Sognatori di ogni dove, e guardateci adesso! Siamo una grande e bizzarra famiglia, composta da membri che li guardi e pensi: “Ma ‘sti qua che c’avranno in comune?”, poi appena ci parli ti dicono: “Ti presento mio fratello!” e a te viene da ridere o da spalancare la bocca, un gruppo così eterogeneo che all’inizio nessuno ci avrebbe scommesso un soldo di cacio. Nessuno, tranne i Paoli, s’intende. Quest’estate mi è scivolata tra le dita come avrebbe fatto la sabbia di Mondello (che, purtroppo, ho avuto modo di vedere molto poco): allo stesso modo, però, mi ha lasciato addosso il calore che ti fa sentire a casa, perché tra i corridoi del Liceo Ninni Cassarà ho visto la magia dell’Amore che camminava sulle vostre gambe, con tante facce diverse, ma con lo stesso spirito in tensione verso l’ideale di vita che abbiamo delineato insieme.

Se qualcuno mai mi avesse detto che tutto questo sarebbe toccato a me, probabilmente avrei ghignato pensando che forse per l’indovino c’era bisogno di una nuova sfera di cristallo: oggi, invece, direi che potrebbe succedere a chiunque, basta che ci creda fermamente e sia pronto a combattere con tutti gli strumenti possibili. Paolo, qualche tempo fa, mi disse al telefono: “Noi dobbiamo essere come l’acqua: non importa se troviamo una diga, un muro o solo un prepotente a impedirci il passaggio, dobbiamo semplicemente provare e riprovare, fino a trovare anche solo una fessura che ci permetta di andare oltre e continuare il nostro cammino. Come l’acqua, dobbiamo trovare sempre il modo di purificarci dallo sporco e dobbiamo essere risoluti, assolvere al nostro compito: portare la vita dove andiamo”.
Queste parole le serbo nel cuore come uno dei più preziosi tesori, e giorno dopo giorno colgo una sfumatura in più del loro significato… ed ecco tutti voi, goccioline del fiume di S.O.S. Scuola, che mi tornate in mente: Gea, senza la quale probabilmente sarei diventata pazza e avrei cominciato a parlare alle mie scarpe, Veronica e il suo naso rosso che porta luce laddove il buio sembra imbattibile, Camilla e i suoi riccioli, Luca e la sua espressione esasperata quando andavo a chiedergli le chiavi del magazzino, Francesca col diario e la salopette, Carmen e la sua continua ricerca di una presa per il PC, il professor Minato e la sua arancia col Sole Dentro, il mio Roberto e lo sbuffo di stanchezza che ci concedevamo la sera dopo una giornata di lavoro, Renato che girava con la telecamera, Annalisa, Adriana e Simonetta che, già diplomate e in preparazione per i test universitari, venivano a dare una mano ogni volta che potevano, la preside Crimi che faceva un po’ da mamma, l’arte a sorpresa di Vincenzo, Paolo Morani, il piccolo Principe di Arsoli che ha il viso e il cuore da bambino, il prof Quadrio e i suoi writers, la manina di Sofia sul Don Chisciotte del professore Vesco, i bambini del quartiere che correvano ad abbracciarci ogni mattina, Christine e Nicola e i manifesti della Bottega Grafica del carcere minorile di Treviso, tutti i ragazzi che hanno rinunciato ad un mese e più di vacanze per abbellire la scuola, Sofia e Aleandro che abitano lontani, ma erano sempre i primi ad arrivare, les filles de Nantes e la loro splendida prof, Catherine, e ancora Patricia, Juan, Irene, i vigili del fuoco e il loro camioncino, Angelo, Mariella e gli amici della Protezione Civile, il cast e tutti coloro che hanno lavorato per la serie “Il Bar del Cassarà”, gli insegnanti che si sono spesi per il progetto…insomma, siamo così tanti che mi piacerebbe citarci tutti, ma non è umanamente possibile! Mi tornate in mente, dicevo, e capisco che una goccia da sola non può sperare di ridare bellezza alla terra secca e arida, ma come la mettiamo se queste piccole molecole di H2O decidono di irrigare il mondo con la loro gioventù e le loro idee? Se Lucio Dalla cantava:

“Il pensiero come l’oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare”
…non so voi, ma io non dubito!

Per farvela breve, perché arrivati a questo punto della mia “lettera” immagino che la metà di chi avrà avuto il coraggio di immolarsi per leggerla per intero sarà già crollata con la testa sulla tastiera, scrivendo in risposta commenti tipo: “tgfr f gbhnjm” (sì, per comporlo ho usato il metodo che vi dicevo), volevo innanzitutto ringraziarvi ad uno ad uno con un abbraccio virtuale ma, vi assicuro, non meno sentito di uno in “carne e ossa”, e augurarvi per il nuovo anno (e tutti quelli a venire) qualcosa di cui tutti parlano, ma che pochi comprendono per davvero e che ancora meno sono davvero capaci di avere: la Felicità. Per spiegarvi bene ciò che intendo, cedo la parola a Christopher McCandless, protagonista del film “Into the wild”:

“C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale: (…) La felicità è reale solo quando è condivisa”.

Grazie a tutti di aver scambiato i vostri orizzonti coi miei, desidero per voi che per la vita siate e rimaniate sempre Portatori di Gioia, Amici della Felicità.
Spero di rivedervi presto, di riunirci per continuare insieme a cambiare il mondo a modo nostro: con tanta umiltà, forza di volontà e certezza di poter contare l’uno sull’altro.
Buon 2015 a tutti, vi voglio bene per davvero.
Norma